Nuove resistenze al femminile. #celebrate7Luglio

7 Luglio 1944.
Le donne Carraresi resistono all’invasione tedesca. Da Piazza delle erbe parte la resistenza tutta al femminile che ha tenuto la città di Carrara libera.
“Eravamo come delle belve” dalle parole di Francesca Rolla che in un murale del 2014 è ritratta sul muro di Piazza delle Erbe al grido “non abbandonare la città”.
Il 7 Luglio è delle donne a Carrara, la Piazzetta è delle donne a Carrara.

7 Luglio 2015
In una città dove gli spazi sociali, siano fisici o culturali o relazionali, sono sottratti alle persone, agli e alle abitanti, una città che ha chiuso le porte alla memoria di se stessa e che consuma marmo e umanità, le donne ricordano la resistenza, ricordano la genetica della loro capacità di tenere la città sottraendola alle mani chi chi la vuole distruggere.
Donne, bandite, in piazzetta senza nostalgie, senza bisogno di rievocazioni storiche, strizzando l’occhio a Francesca Rolla, manifestando la nostra volontà di vitalizzare uno spazio che ci appartiene per eredità e per assonanza, ricalcando con i passi di oggi la stessa determinazione del passato con nuova e rinnovata motivazione, con lo stesso invito a non abbandonare la città.

Risalire. Nuove resistnze al femminile. Vuole essere un momento di riflessione e anche di festa, di azione, di relazione e autodeterminazione in cui ognuna di noi possa esprimere con i propri mezzi la sua resistenza. Risalire, radice di resilienza, significa mettere in atto tutta la potenza creativa e generare nuove possibilità.

Torniamo a Carrara, riprendiamo quegli spazi attraverso la memoria e la comprensione del loro significato sociale e culturale, riprendiamo i luoghi delle relazioni sociali sia fisici che culturali contrastando l’appiattimento, l’abbandono, il degrado e l’assenza di relazione umana. Il luogo del cambiamento è la strada e il mezzo è l’azione” , scrivevamo qualche giorno fa, e riscoprire Piazza delle Erbe nel giorno del 7 Luglio è una delle azioni da compiere per essere quel cambiamento che chiediamo alla nostra Città.

Invitiamo tutte e tutti a Risalire in Piazzetta
seguite l’evento su facebook
https://www.facebook.com/events/491029614378950/

La comunità, in strada, si fa strada

di Elisa Berti

Stamani Ragoni, Tonarelli e Laquidara a colloquio con il questore per chiedere di “tutelare le istituzioni democratiche e la legalità” e per porre fine al “clima di tensione e intimidazione che ha caratterizzato le sedute dal dopo alluvione a oggi” – si legge sui giornali.

E’ ormai assurdo partecipare ai Consigli Comunali sperando di essere ascoltati , di innescare un confronto, una pia illusione, oltre che una perdita di tempo. Solidarietà del Consiglio avuta, l’Amministrazione dovrebbe domandarsi quali siano le motivazioni di tanta esasperazione. Esasperazione che si cerca di mettere all’angolo riconducendola tutta a “cadute di stile” per preservare lo stato delle cose. E’ così che si ribalta la situazione e si cavalca il gesto per mettere in unico mazzo tutto il dissenso. Colui che ha dato lo schiaffo diventa tutti quelli che dissentono. Avendo commesso un atto violento lo si condanna in toto e con lui tutte quelle persone che dall’alluvione si stanno impegnando per denunciare cosa non va nella nostra città. Non c’è alcuna volontà di fare un’analisi onesta delle motivazioni di un gesto disperato tanto meno c’è la volontà di confrontarsi con il dissenso. Si riduce tutto ai minimi termini manipolando e strumentalizzando i fatti per ricondurli da una parte o dall’altra. Leggere i fatti in modo così superficiale sottovaluta la nostra intelligenza.

Le persone hanno ben chiaro cosa sta succedendo. Crediamo che il cambiamento possa avvenire, la partecipazione di questi mesi lo ha dimostrato ma il luogo del cambiamento è la strada, il modo del cambiamento è costruire. Allora avanti a pensare ad iniziative, a tenere gli occhi aperti, a denunciare. Non si faccia che l’ipocrisia di facciata impedisca di comprendere la disperazione del nostro vicino. Chiediamocene piuttosto il perché. È un momento difficile, le difficoltà economiche stritolano molti di noi e fanno urlare la propria disperazione e purtroppo, a volte, si trasformano in gesti estremi che non vorremmo mai vedere. Le istituzioni dovrebbero farsi carico e dare risposte e noi, anche solo una spalla su cui piangere e una riflessione onesta che vada oltre gli schemi perbenisti.

Sentire ancora una volta parlare delle donne che hanno liberato la nostra città nel ’44 con stravolgimenti che profumano di revisionismo, per giunta da una donna, e fare lezioni di democrazia con tanto livore pone molte domande che hanno però una sola risposta: il luogo del cambiamento non è il Consiglio Comunale. La resistenza è nelle strade, è nelle case, è tra la gente; la resistenza siamo noi che vogliamo una città diversa e l’avremo. Le bandite ci sono e percorrono fiere a testa alta la strada della consapevolezza che la conquista della dignità per tutti è un punto di ripartenza . Accendiamo la luce sul nostro bisogno di essere umani, di fare rete, il resto verrà di conseguenza e non ci sarà più nessun bisogno di urlare le nostre istanze ai banchi su cui siedono politici sordi al bisogno e al diritto che abbiamo di una città e una società migliori.

“…era un casino quel giorno lì. Eppure abbiamo avuto una forza d’animo, uno spirito tanto alto che loro avevano paura di noi. […] Avevano più paura delle donne che degli animali, perchè sembravamo belve noi”
Francesca Rolla

Tutta nostra la città (www.communianet.org)


Vite, energie, corpi favolosi e fuori controllo.

“Politici incapaci costringono la nostra quotidianità in città come modellini di plastica, costruiti da grosse mani inesperte, che non riescono a gestire i particolari. Le nostre vite hanno bisogno di città amiche, città morbide che parlano lingue diverse e mangiano cibi colorati; città gestite da chi riempie le sue strade e fa vivere i suoi spazi. Le città che vogliamo non hanno centri commerciali tra le baracche di piccoli commercianti; non hanno parcheggi sterminati al posto di parchi né decorazioni futuriste di cemento al posto di case popolari circondate da giardini. Le nostre città non accettano ricatti e compromessi; per questo noi non ci pieghiamo ai dettami politici che ci vedono come problema di ordine e decoro, ci stigmatizzano come fannullone delinquenti e pericolose, e ci ghettizzano in periferie abbandonate o in quartieri frocifriendly.”

leggi l’articolo su http://www.communianet.org -tutta nostra la città-

Ireland says Yes! Bandite says: what about Italy?

c5c134aa-6d04-4d15-b42e-7d983ac25349-2060x1236E’ di ieri la notizia e non possiamo fare a meno di applaudire l’Irlanda, le irlandesi e gli irlandesi che hanno scritto una paginaimportante per il loro paese, per i diritti e per tutti i paesi che ancora oggi aspettano che venga riconosciuto il sentimento dell’amore come uno dei diritti fondamentali, trasversali, senza limiti di genere.

L’Irlanda dice SI con un referndum popolareche apre le unioni civili alle coppie omosessuali e riconosce che amare è un diritto di ognuna e di ognuno di noi.

Le Bandite colgono l’occasione per ribadire che la riflessione su questo tema è oggi più che mai necessaria nel nostro paese dove la politica fonda campagne elettorali sull’odio raziale, sull’evidenziazione delle differenze, sulla promozione della paura, del rancore e della lotta fra poveri.
Vogliamo dire grazie all’Irlanda per questa ventata di freschezza che, ci auguriamo, svecchierà la discussione dalle solite posizioni retoriche e dicotomiche della tradizione omofobica, rendendo palese quanto due persone che si amano e si sostengono, abbiano diritto ad essere considerate in quanto tali senza che ci si chieda di che sesso siano.

Vogliamo guardare a ciò che ci accomuna come esseri umani, come donne e come uomini che condividono e convivono riconoscendo le une agli altri il valore dell’esistenza, astenendosi da qualunque forma di pregiudizio; vogliamo parlare di autodeterminazione di genere convinte che solo in assenza di ogni forma di paternalismo si possa realmente approdare ad una società che si basi sul riconoscimento dell’altra/o come essere degno di determinare il proprio spazio di agibilità politica (intesa come rivendicazione e esercizio dei propri diritti).

Crediamo fortemente che qualsiasi diritto riconosciuto, quando è riconosciuto solo ad alcune specifiche “parti sociali” sia da combattere come forma di prevaricazione quindi ingiusto ed aberrante. Per questo saremo sempre schierate a difesa dell’autodeterminazione e dell’emancipazione di genere e di ogni altro soggetto che si tratti di genere, razza, provenienza, religione o divers-abilità.

leggi gli articoli sul web:

“Ireland says Yes to same-sex marriage – in pictures”
(The Guardian)

“While we know much remains to be done, today is a turning point, one that should allow all lesbian and gay people in Ireland to fulfil their true potential in family, in love and in life,”
(Gráinne Healy, co-director of the campaign, on The Irish Times)

TUTTO QUELLO CHE NON VI DICONO SU MATTEO SALVINI‪

TUTTO QUELLO CHE NON VI DICONO SU MATTEO SALVINI‪.

viaTUTTO QUELLO CHE NON VI DICONO SU MATTEO SALVINI‪.

Nasce oggi la piattaforma dedicata alla raccolta di media e informazioni sulle giornate di sabato 16 Marzo e sabato 23 Marzo a Massa. Due giornate che hanno visto Massa e Carrara unite contro fascismo, xenofobia e violenza delle forze dell’ordine.
Ecco la reazione alle intimidazioni di Salvini, della polizia e dello stato, ecco la traduzione che abbiamo saputo are alla loro violenza:
Massa e Carrara non si legano!

L’orgoglio antagonista di Massa-Carrara

Questa galleria contiene 2 immagini.

Originally posted on Collettivo Harlock:
Rassegna stampa sul corteo cittadino “Contro le violenze della polizia, contro il razzismo!” di sabato 23 Maggio a Massa. ? La Nazione – “Guai a chi ci tocca”: sfila l’orgoglio antagonista dopo gli incidenti al comizio di Salvini Il Tirreno – Massa, in 800 al corteo contro la violenza Infoaut…

Complici e solidali contro Lega Nord e repressione

22202_794105084019041_8924707892668913238_nCome donne e ancor prima, come esseri umani, siamo soggetti e protagoniste dell’allarmante condizione in cui versa il nostro paese: parliamo di un pericoloso arretramento sul fronte dei diritti civili e dei diritti umani che riguarda il mondo del lavoro, dell’istruzione, della sanità, dei servizi sociali e non ultimo, del diritto di espressione del dissenso verso chi promuove lo scontro fra i soggetti sociali che più di altri sono vittime di questo arretramento. Senza dimenticare l’ancor più allarmante dialettica dell’indifferenza con la quale la politica di oggi vuole tradurre la libertà di espressione, concedendo spazio e agibilità a partiti e soggetti politici che, cavalcando l’onda della frammentazione sociale, portano in piazza proclami razzisti, xenofobi e nazionalisti. In questo quadro, in cui la prima vittima è l’umanità, la seconda è proprio la libertà di espressione che, svuotata del suo valore, diviene, da entrambe le parti, strumento per la formazione di un consenso superficiale e demagogico; il nostro sguardo si spinge altrove nel tentativo di tradurre la libertà di espressione come diritto agito, universale e trasversale e che in sé contenga la responsabilità e la coscienza che ciò che si esprime non sia mai, per nessun motivo, strumento di discriminazione razziale, sessuale, religiosa o di qualsiasi altro genere.

– condanniamo il becero linguaggio salviniano-leghista violento e irresponsabile che alimenta odio, terrore e conflitto tra esseri umani;
– condanniamo l’indifferenza di chi permette che questo si esprima nelle piazze delle nostre città impegnando i manganelli delle forze dell’ordine nella repressione del dissenso;
– condanniamo l’uso strumentale del conflitto e della violenza in ogni sua forma.

Complici e sorelle di chi perde un diritto sotto una manganellata, esprimiamo la nostra solidarietà a tutte e tutti quell* che sabato 16 maggio hanno detto NO alla presenza di Salvini e che sabato prossimo saranno in piazza ancora per dire NO alla repressione e alla violenza delle forze dell’ordine e a ribadire che l’unica parola che accettiamo per definirci è UMANITA’.

Con l’occasione invitiamo tutte e tutti ad una larga partecipazione al corteo di Sabato 23 Maggio.

 

Contro le violenze della polizia! Contro il razzismo! Sabato 23 Maggio Corteo cittadino

con Massa Carrrara Antifascista e collettivo Harlock contro il razzismo e le violenze della polizia

Collettivo Harlock

Sabato 16 maggio la città di Massa è stata colpita da una duplice violenza. Dalla violenza di chi come Matteo Salvini fa del razzismo e della guerra tra poveri l’asse portante della sua politica e dalla violenza della polizia contro chi legittimamente manifestava il proprio dissenso per la presenza di un simile personaggio in città. Siamo scesi in piazza perché abbiamo ritenuto doveroso contestare duramente chi aizza le folle facendo leva sul legittimo malcontento popolare, affermando che per migliorare questa società è necessario affondare le navi di disperati che gli squilibri economici di questa società, basata sul profitto individuale, spingono verso la dolorosa strada dell’emigrazione. Abbiamo ritenuto necessario contestare duramente chi vorrebbe utilizzare le ruspe per “spianare” altri esseri umani e che stringe alleanze elettorali con formazioni dichiaratamente fasciste come Casa Pound.

Sabato 16 maggio abbiamo difeso la Costituzione (ormai siamo rimasti gli unici pare!) nata sulle montagne e che…

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Io NON condivido

“Oggi voglio raccontarvi una storia, la storia di Anna (la chiamerò così), una giovane ragazza che “ingenuamente” ha lasciato che il fidanzato la riprendesse in atteggiamenti intimi.
Si … stavano facendo sesso così come ognuno di noi è abituato a fare nella sua stanza da letto con la persona che condivide il momento più coinvolgente e passionale della coppia. Momenti talmente personali che dovrebbero rimanere tali anche e soprattutto quando una storia finisce.
Ma ad Anna è andata male… il suo compagno di allora l’ha messa in piazza, ha rivelato a tutti la sua essenza “sbattendo” la sua fragilità sul web, violentando un momento d’amore nel quale allora si riconosceva ma che non le appartiene più … anzi … la schifa … perché oggi significa derisione, emarginazione, giudizio …
E quando tutto sembrava sopito si aghiungono i giornali, e i giornalisti d’assalto, che raccontano una storia totalmente falsa che marcia sul suo dolore per vendere ancora una copia a chi non si è ancora stancato di ridere, emarginare, giudicare …
IO NON CONDIVIDO …
E ho deciso di sorriderle, prenderla per mano e farle sentire il mio/nostro calore.”

Ad Anna con amore Bandite.

Con la campioNONcondividoagna di sensibilizzazione IO NON CONDIVIDO rivendichiamo la libertà di tutte le donne ad esprimere la loro sessualità in modo selvaggio, perché l’impulso sessuale non è qualcosa che debba essere imprigionato nelle barriere dell’educazione civile ne nella formalità ne nella gabbia di ruoli preconfezionati. Tanto più rivendichiamo il diritto a non essere giudicate ne compatite quando l’espressione della nostra libertà sessuale diviene di dominio pubblico, anzi ci sottraiamo al comune pensiero che ci individua come vittime di diffamazione e respingiamo ogni tentativo di focalizzare l’attenzione sul problema della violazione dell’intimità, pur riconoscendolo e condannandolo con convinzione.

Nelle dichiarazioni di questi giorni si esprime la dicotomia che schiera i due fronti della stessa malata radice culturale. Da una parte i difensori dell’intimità che condannano la diffusione del video in quanto mostra qualcosa che deve essere tenuto in intimità, non per la comprensione reale della violazione dell’intimità ma per una sorta di pudore di derivazione moralista che vuole nascondere all’evidenza il fatto che una donna agisca liberamente la propria sessualità, tanto da sentir risonare frasi che premettono ad ogni considerazione il “lei era con il suo ragazzo, quindi non stava facendo nulla di male” oppure “io non voglio giudicare, però…”. Dall’altra parte la falsa leggerezza di chi sostiene che “se fai certe cose, poi non devi lamentarti se ti ritrovi in quel modo”; come se questi eventi potessero essere interpretati come il giusto pubblico linciaggio per chi si “comporta male”.

Il problema è sociale e si annida altrove. Si annida fra quelle deviazioni culturali che permettono, nella società di oggi, che un fatto intimo, etimologicamente “che si conclude all’interno”, in questo caso, della relazione fra due persone, possa destare l’interesse di chi è al di fuori di quel “interno”. Una malattia, il voyeurismo, che trova sfogo e stimolo nel proliferare di format televisivi che hanno come comune denominatore quello di fare dell’intimità uno show: l’occhio del grande fratello entra nelle case, nei rapporti tra genitori e figli, si nutre degli amori e dei litigi, dei lutti, delle malattie; costruisce audience sulle tragedie familiari, fa show con la pornografia delle emozioni più profonde dell’essere umano. Si annida, ancora, nella discriminazione di genere che vedrebbe passare inosservato lo stesso filmato se riguardasse la prestazione sessuale di un “maschio”.

Torniamo a chiederci per quale motivo l’immagine o l’idea di una donna che agisce la propria sessualità desta l’interesse del genere maschile e ne provoca lo stupore tanto da stimolare il gesto della condivisione con altri maschi, come se fosse un fatto degno di attenzione particolare. Non è chiaro, evidentemente, che noi donne facciamo sesso. Non è chiaro che facciamo sesso esattamente nella stessa quantità e qualità con le quali lo fanno gli uomini. Non è chiaro che il rapporto sessuale, avvenendo fra due persone, che siano eterosessuali o omosessuali, chiarisce da se che siano coinvolte donne e uomini esattamente nella stessa misura.
Vogliamo superare la dicotomia delle posizioni e troviamo invece rilevante esprimere un giudizio sul gesto di condivisione fra maschi di immagini e video che ritraggono donne che fanno sesso. E’ a loro che va la nostra compassione; a loro la nostra denuncia di assoluta immaturità sessuale, civile, umana ed emotiva; a quei maschi che trovano interessante informare altri maschi che anche le donne fanno sesso; a quei maschi che così perseverano nella tradizione perversa che il loro agire sessuale sia più legittimo e naturale di quello di una donna.

Condanniamo una società che si unisce nello scandalo, nella difesa moralista, nell’identificazione della vittima nella protagonista del video e nella conseguente compassione della stessa; rivendichiamo la doverosa astensione del giudizio e di conseguenza di ogni sentimento se non quello del sostegno e della profonda solidarietà a qualunque sia il sentimento e il giudizio della diretta interessata. Condanniamo una società che si sofferma sulla giustificazione dell’agire sessuale in quanto agito con il proprio compagno; rivendichiamo il diritto all’autodeterminazione dello spazio di agibilità sessuale, nella scelta del partner, del momento, del luogo e delle modalità. Condanniamo tutti e tutte quell* che hanno condiviso e che condividono immagini e ritratti di intimità sessuale alimentando la cultura dell’eccezionalità e della curiosità sull’agire sessuale della donna; rivendichiamo la natura selvaggia dell’atto sessuale consenziente e cosciente della donna e dell’uomo, eterosessuale, omosessuale e autoerotico; in quanto selvaggio, libero da ogni vincolo ideologico, religioso, civile e sociale, quindi non riducibile a nessuna normalizzazione, giudizio o aggettivazione.

Invitiamo tutti e tutte ad aderire alla campagna IO NON CONDIVIDO per la sensibilizzazione della società tutta:
– Per un approccio più naturale e sano con la sessualità propria e dell’altro/a;
– Per lo sviluppo di una cultura della vera libertà sessuale che è ben lontana dalla deliberata intromissione nella vita sessuale dell’altro/a;
– Per la ferma condanna alla violazione dell’intimità, sessuale, emotiva e di ogni altro genere;
– A sostegno dell’autodeterminazione dello spazio di agibilità sessuale di ogni genere e di ogni soggetto;
– Contro la discriminazione di genere, di razza e di specie nel campo della sessualità e non;
– Contro la prevaricazione di genere e l’uso strumentale dell’atto sessuale della donna come arma di diffamazione;
– A sostegno del libero sviluppo emotivo e sessuale delle donne che spesso in età adolescenziale si trovano a confrontarsi con episodi di questa natura;
– In solidarietà a tutte le donne che lottano contro i limiti alla propria libertà sessuale;
– A ferma condanna della condivisione di immagini e video che ritraggano esseri viventi di ogni genere, razza e specie in gesti intimi di natura sessuale e non, con lo scopo di sottolinearne la distanza da un modello normalizzato e stereotipato o di farne oggetto di derisione, giudizio, pornografia o qualsiasi altro intento discriminatorio, diffamante o di violazione della sfera intima e privata.

#iononcondivido