“Oggi voglio raccontarvi una storia, la storia di Anna (la chiamerò così), una giovane ragazza che “ingenuamente” ha lasciato che il fidanzato la riprendesse in atteggiamenti intimi.
Si … stavano facendo sesso così come ognuno di noi è abituato a fare nella sua stanza da letto con la persona che condivide il momento più coinvolgente e passionale della coppia. Momenti talmente personali che dovrebbero rimanere tali anche e soprattutto quando una storia finisce.
Ma ad Anna è andata male… il suo compagno di allora l’ha messa in piazza, ha rivelato a tutti la sua essenza “sbattendo” la sua fragilità sul web, violentando un momento d’amore nel quale allora si riconosceva ma che non le appartiene più … anzi … la schifa … perché oggi significa derisione, emarginazione, giudizio …
E quando tutto sembrava sopito si aghiungono i giornali, e i giornalisti d’assalto, che raccontano una storia totalmente falsa che marcia sul suo dolore per vendere ancora una copia a chi non si è ancora stancato di ridere, emarginare, giudicare …
IO NON CONDIVIDO …
E ho deciso di sorriderle, prenderla per mano e farle sentire il mio/nostro calore.”
Ad Anna con amore Bandite.
Con la campagna di sensibilizzazione IO NON CONDIVIDO rivendichiamo la libertà di tutte le donne ad esprimere la loro sessualità in modo selvaggio, perché l’impulso sessuale non è qualcosa che debba essere imprigionato nelle barriere dell’educazione civile ne nella formalità ne nella gabbia di ruoli preconfezionati. Tanto più rivendichiamo il diritto a non essere giudicate ne compatite quando l’espressione della nostra libertà sessuale diviene di dominio pubblico, anzi ci sottraiamo al comune pensiero che ci individua come vittime di diffamazione e respingiamo ogni tentativo di focalizzare l’attenzione sul problema della violazione dell’intimità, pur riconoscendolo e condannandolo con convinzione.
Nelle dichiarazioni di questi giorni si esprime la dicotomia che schiera i due fronti della stessa malata radice culturale. Da una parte i difensori dell’intimità che condannano la diffusione del video in quanto mostra qualcosa che deve essere tenuto in intimità, non per la comprensione reale della violazione dell’intimità ma per una sorta di pudore di derivazione moralista che vuole nascondere all’evidenza il fatto che una donna agisca liberamente la propria sessualità, tanto da sentir risonare frasi che premettono ad ogni considerazione il “lei era con il suo ragazzo, quindi non stava facendo nulla di male” oppure “io non voglio giudicare, però…”. Dall’altra parte la falsa leggerezza di chi sostiene che “se fai certe cose, poi non devi lamentarti se ti ritrovi in quel modo”; come se questi eventi potessero essere interpretati come il giusto pubblico linciaggio per chi si “comporta male”.
Il problema è sociale e si annida altrove. Si annida fra quelle deviazioni culturali che permettono, nella società di oggi, che un fatto intimo, etimologicamente “che si conclude all’interno”, in questo caso, della relazione fra due persone, possa destare l’interesse di chi è al di fuori di quel “interno”. Una malattia, il voyeurismo, che trova sfogo e stimolo nel proliferare di format televisivi che hanno come comune denominatore quello di fare dell’intimità uno show: l’occhio del grande fratello entra nelle case, nei rapporti tra genitori e figli, si nutre degli amori e dei litigi, dei lutti, delle malattie; costruisce audience sulle tragedie familiari, fa show con la pornografia delle emozioni più profonde dell’essere umano. Si annida, ancora, nella discriminazione di genere che vedrebbe passare inosservato lo stesso filmato se riguardasse la prestazione sessuale di un “maschio”.
Torniamo a chiederci per quale motivo l’immagine o l’idea di una donna che agisce la propria sessualità desta l’interesse del genere maschile e ne provoca lo stupore tanto da stimolare il gesto della condivisione con altri maschi, come se fosse un fatto degno di attenzione particolare. Non è chiaro, evidentemente, che noi donne facciamo sesso. Non è chiaro che facciamo sesso esattamente nella stessa quantità e qualità con le quali lo fanno gli uomini. Non è chiaro che il rapporto sessuale, avvenendo fra due persone, che siano eterosessuali o omosessuali, chiarisce da se che siano coinvolte donne e uomini esattamente nella stessa misura.
Vogliamo superare la dicotomia delle posizioni e troviamo invece rilevante esprimere un giudizio sul gesto di condivisione fra maschi di immagini e video che ritraggono donne che fanno sesso. E’ a loro che va la nostra compassione; a loro la nostra denuncia di assoluta immaturità sessuale, civile, umana ed emotiva; a quei maschi che trovano interessante informare altri maschi che anche le donne fanno sesso; a quei maschi che così perseverano nella tradizione perversa che il loro agire sessuale sia più legittimo e naturale di quello di una donna.
Condanniamo una società che si unisce nello scandalo, nella difesa moralista, nell’identificazione della vittima nella protagonista del video e nella conseguente compassione della stessa; rivendichiamo la doverosa astensione del giudizio e di conseguenza di ogni sentimento se non quello del sostegno e della profonda solidarietà a qualunque sia il sentimento e il giudizio della diretta interessata. Condanniamo una società che si sofferma sulla giustificazione dell’agire sessuale in quanto agito con il proprio compagno; rivendichiamo il diritto all’autodeterminazione dello spazio di agibilità sessuale, nella scelta del partner, del momento, del luogo e delle modalità. Condanniamo tutti e tutte quell* che hanno condiviso e che condividono immagini e ritratti di intimità sessuale alimentando la cultura dell’eccezionalità e della curiosità sull’agire sessuale della donna; rivendichiamo la natura selvaggia dell’atto sessuale consenziente e cosciente della donna e dell’uomo, eterosessuale, omosessuale e autoerotico; in quanto selvaggio, libero da ogni vincolo ideologico, religioso, civile e sociale, quindi non riducibile a nessuna normalizzazione, giudizio o aggettivazione.
Invitiamo tutti e tutte ad aderire alla campagna IO NON CONDIVIDO per la sensibilizzazione della società tutta:
– Per un approccio più naturale e sano con la sessualità propria e dell’altro/a;
– Per lo sviluppo di una cultura della vera libertà sessuale che è ben lontana dalla deliberata intromissione nella vita sessuale dell’altro/a;
– Per la ferma condanna alla violazione dell’intimità, sessuale, emotiva e di ogni altro genere;
– A sostegno dell’autodeterminazione dello spazio di agibilità sessuale di ogni genere e di ogni soggetto;
– Contro la discriminazione di genere, di razza e di specie nel campo della sessualità e non;
– Contro la prevaricazione di genere e l’uso strumentale dell’atto sessuale della donna come arma di diffamazione;
– A sostegno del libero sviluppo emotivo e sessuale delle donne che spesso in età adolescenziale si trovano a confrontarsi con episodi di questa natura;
– In solidarietà a tutte le donne che lottano contro i limiti alla propria libertà sessuale;
– A ferma condanna della condivisione di immagini e video che ritraggano esseri viventi di ogni genere, razza e specie in gesti intimi di natura sessuale e non, con lo scopo di sottolinearne la distanza da un modello normalizzato e stereotipato o di farne oggetto di derisione, giudizio, pornografia o qualsiasi altro intento discriminatorio, diffamante o di violazione della sfera intima e privata.
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